Intervista alla band emergente THE SLAPS, con il loro primo album “Declaration of Loss”, in uscita questo 25 Novembre.

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Parliamo oggi del gruppo emergente THE SLAPS, composto da quattro giovanissimi della provincia veneta.  Paolo Simioni (voce e chitarra), Marco Lucietto (basso), Piercarlo Michelin (chitarra solista), Sebastiano Facco (batteria). Il 25 Novembre, esce il loro primo album “Declaration of Loss”.

Declaration of Loss” ovvero: avere vent’anni qui e adesso. Il primo LP dei THE SLAPS, in uscita il 25 novembre per Dischi Soviet, è un urlo punk generazionale lanciato da quattro giovanissimi della provincia veneta, una “dichiarazione di perdita” combattuta a suon di chitarre distorte e ritmiche serrate.

Dopo oltre cento live, la band dà prova di maturità con nove canzoni dallo stile compatto e unitario. Il sound di matrice garage punk contiene echi di power pop e grunge anni ’90, ispirato ai classici Nirvana e Weezer, fino a raggiungere sfoghi al limite dell’emo-core. analogamente al lavoro di band odierne come WavvesFidlarCloud Nothings, il tutto assimilato e riletto in modo originale. Personale soprattutto è l’attitudine, l’urgenza dell’interpretazione e la capacità di far evolvere le composizioni verso direzioni impreviste. Così la band descrive il disco: “Il filo conduttore è lo smarrimento, la mancanza di punti di riferimento. La difficoltà di trovare stimoli e obiettivi, capire qual è il proprio posto nel mondo, l’ossessivo desiderio di evasione. Le canzoni sono ora malinconiche, ora incazzate. Ma non c’é rassegnazione. La nostra è una presa di coscienza. Le nostre canzoni sono permeate di voglia di cambiare, di migliorarsi, di vincere la noia.”

Nate quasi tutte dalla voce e dalla chitarra di Paolo, le canzoni state arrangiate dalla band e sviluppate in studio.

Registrato, mixato e masterizzato da Edoardo Dodi Pellizzari al Lemon Recording Studio di Castelfranco Veneto (Tv) nell’estate 2016, Declaration of Loss esce per Dischi Soviet il 25 novembre.

Vi abbiamo presentato questa band emergente, THE SLAPS, che finalmente il 25 Novembre, dopo quasi un anno di lavoro, esce il loro primo album “Declaration of Loss” per Dischi Soviet Studio/ Audioglobe/ IndieMood, che troverete su tutte le piattaforme di streaming e acquisto digitali. Ora vogliamo parlare direttamente con loro.

D: Forse una delle domande più classiche, come nasce il vostro gruppo?

R: La band si forma nel 2012, quando tutti i componenti avevano 16 anni, con l’intento di formare una band punk, nonostante avessimo fin da subito un forte interesse per la scena alternativa anni 90 e 2000. Paolo (voce e chitarra) aveva già suonato precedentemente con Federico (batteria) e Marco (basso), amici dall’infanzia, quindi ha chiamato Piercarlo (chitarra), suo compagno di classe. Con questa formazione abbiamo suonato moltissimo nel Padovano e registrato il primo EP omonimo, ma la svolta è arrivata nel 2015 con l’ingresso di Sebastiano alla batteria, col quale abbiamo sviluppato il sound e siamo riusciti a suonare in palchi più importanti.

D: Quanto credete sia importante l’amicizia e il feeling all’interno di una band musicale?

R: L’amicizia e il feeling sono ovviamente importanti e sono la linfa vitale di una band, altrimenti sarebbe impensabile l’idea di affrontare tutte le difficoltà che si presentano al giorno d’oggi per dei giovani musicisti, e sicuramente ne risentirebbe anche la scrittura dei brani; l’intesa e il confronto in sala prove sono i momenti in cui si fa la vera differenza. Ma riteniamo anche che la professionalità sia un fattore fondamentale che può arrivare a scontrarsi con l’amicizia.

D: Come nascono le vostre canzoni? Vi fate aiutare da qualcuno nella stesura dei testi?

R: (Paolo) Le canzoni di Declaration of Loss, sono nate dapprima chitarra e voce in camera mia in momenti di noia e poi portate in sala prove dove le abbiamo rifinite e arrangiate assieme, molte idee sono nate in studio con l’aiuto del mitico Dodi. I testi definitivi sono stati scritti in un secondo momento, li abbiamo scritti tutti di nostro pugno, e in pochissimo tempo; credo siano semplici ma efficaci. Le parole, nel nostro genere, devono essere al servizio della musica dal mio punto di vista; ciò non toglie che mi piacerebbe un giorno arrivare ad una scrittura più matura e complessa, magari in italiano.

D: Cosa rappresenta per voi l’incisione di questo vostro primo Album?

R: Questo nostro primo album rappresenta un punto d’inizio, siamo molto contenti del risultato che ci rappresenta appieno, abbiamo speso molto tempo per registrarlo e trovare un sound che ci appagasse, con questo disco vorremmo riuscire a suonare più in giro possibile. Ovviamente per noi è motivo di orgoglio l’aver realizzato il primo disco, è un primo traguardo, ma stiamo già pensando a come potrebbe essere il secondo!

D: Quale credete sarà l’accoglienza da parte del pubblico?

R: Speriamo di ampliare il nostro pubblico con questo disco, chi ci conosce già ne rimarrà sicuramente sorpreso perché è abbastanza distante come sonorità dal nostro primo EP. Questo per noi rappresenta un inizio, quindi siamo molto curiosi di sentire la reazione del pubblico e della stampa.

D: Cosa rappresenta per voi la musica?

R: (Piercarlo) La musica rappresenta una valvola di sfogo dalla quotidianità. Sono innumerevoli le volte in cui un buon disco ti può salvare da una crisi di nervi, nel ritmo incessante e logorante delle giornate imposto dalla società contemporanea. L’idea di evadere attraverso la musica in altri luoghi è già presente in questo disco, frutto anche della nostra passione per generi come lo shoegaze, e può darsi che venga ulteriormente sviluppata a livello musicale nel prossimo. In ogni caso, quando siamo felici, quando siamo incazzati, un bel pezzo sparato a mille alla radio ci sta sempre.

D: Cosa pensate dei talent show che il mondo televisivo propone oggi?

R: (Paolo) Ritengo che i talent non propongano nulla di musicalmente interessante, non comprerei mai un disco, né pagherei mai per un concerto di qualsiasi artista che sia venuto fuori da qualche talent Italiano fino ad oggi. Seguo X Factor, credo sia un programma divertente, costruito bene, un ottimo intrattenimento ma la musica proposta non mi ha mai stupito. Va preso per quello che è, ovvero un format di intrattenimento. Non ci presenteremmo mai ad un talent show, ma non si può negare che siano dei buoni trampolini di lancio per chi crede di poter appartenere al mondo del pop.

D: Cosa pensate della musica che viene prodotta attualmente in Italia?

R: Dal nostro punto di vista non ci si può lamentare, esiste una scena rock alternativa solida e radicata molto interessante, gruppi come ad esempio Verdena, Afterhours, Teatro degli Orrori o Tre allegri ragazzi morti hanno poco da invidiare alle band straniere. Inoltre negli ultimi anni stanno nascendo artisti/band dal gusto piuttosto pop che richiamano alla tradizione cantautorale che troviamo deliziose (ad esempio I Cani). Purtroppo forse non è data la giusta attenzione mediatica a questa scena chiamiamola in generale “Indie”, ma i concerti sono sempre pieni di gente. Anche se ispirati dall’alternative rock americano seguiamo molto la scena underground italiana. D’altro canto invece la musica pop Italiana è peggiorata nel corso degli anni fino a raggiungere un livello a dir poco imbarazzante. Invece, anche se non la seguiamo molto, troviamo positivo lo sviluppo della scena Hip Hop che spopola fra i giovanissimi e sta sfornando diversi artisti davvero bravi.

  1. Credete di poter dare qualcosa in più rispetto ad altre band o artisti del momento?

R: Crediamo che ci siano tantissime band meritevoli quanto noi, nella nostra zona, bisogna dire che sta nascendo un bel movimento… Non ci sentiamo superiori agli altri, anzi, la musica non è mica uno sport. Dalla nostra abbiamo un disco sul quale abbiamo messo l’anima, che crediamo sia sincero e diretto e possa arrivare a tante persone.

D: Un consiglio alle nuove band emergenti?

R: I consigli che possiamo dare sono: trovare subito un modo di esprimersi più personale possibile, ispirarsi ad altri gruppi è inevitabile ma bisogna cercare di non essere troppo derivativi. Poi è fondamentale che si suoni ciò che piace veramente senza per forza seguire le mode del momento altrimenti il prodotto non avrà il massimo delle potenzialità. Poi inutile dirlo, se si vuole ottenere qualche risultato un minimo di sacrifici bisogna farli sia a livello di tempo (provare tanto) sia a livello economico (registrazioni, strumentazione ecc.,).

Ultimo consiglio: andate a vedere i concerti degli altri gruppi e sostenete la scena.

 

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